I dati sono chiari ed evidenti. I numeri degli sbarchi in Italia da inizio anno, aggiornati a metà luglio 2023, sono più che raddoppiati rispetto al 2022. Oltre 75.000 arrivi di profughi, l’anno scorso erano circa 32.000 e più del triplo del 2020 anno in cui si contavano 24.000 arrivi.
Gli slogan propagandistici e demagogici rispetto agli sbarchi e all’accoglienza di Fratelli D’Italia, urlati quando il partito era forza di opposizione, sono improvvisamente scomparsi lasciando spazio alla realtà delle cose e ad un partito che non sa che pesci pigliare.
Ecco che allora Lega e Fratelli d’Italia mettono in scena il miglior spettacolo che il teatro del ridicolo possa produrre. A livello governativo si predica come necessaria la pratica dell’accoglienza diffusa come strumento per gestire i migranti e dall’altra, a livello territoriale, Sindaci della Lega, di Fratelli d’Italia e amministratori di quei partiti smentiscono i loro referenti regionali e di governo.
Nel nordest assistiamo a questo spettacolino ridicolo in maniera chiarissima: da un lato il ministro Piantedosi, unitamente al presidente della Regione, al presidente regionale ANCI, predicano l’assoluta necessità di provvedere all’accoglienza diffusa tramite il SAI (Sistema Accoglienza Integrazione), dall’altro i Sindaci leghisti, di FDI e il segretario regionale della Lega vanno dalla parte opposta, negando ogni forma di collaborazione nella gestione del fenomeno dell’accoglienza e dichiarandosi favorevoli invece alle grandi concentrazioni di profughi che causerebbero danni enormi da un punto di vista umano, sociale ed economico.
Si tratta di una finta contrapposizione, costruita a tavolino, perché il vero obiettivo è generare confusione, non trovare rimedio al fenomeno della gestione dei profughi e dell’accoglienza. Si è deciso di non decidere subendo il fenomeno anziché governarlo.
I migranti non rappresentano solo da oggi una emergenza ma il fenomeno è palese da minimo 15 anni. Il cosiddetto schema leghista “di lotta e di governo” dove a Roma si dice una cosa e sui territori la si smentisce è l’ennesimo esempio di irresponsabilità politica ai danni dei cittadini e dell’economia.
La percezione delle associazioni di categoria, rispetto l’accoglienza diffusa, è profondamente cambiata negli ultimi anni a causa della penuria di lavoratori. Da un approccio totalmente contrario si assiste oggi ad una grande apertura finalizzata, fondamentalmente, a trovare forza lavoro per le tantissime imprese che necessitano di operai anche da formare. Forza lavoro che non si trova.
Che la finta discrasia politica a cui assistiamo sia uno spettacolino costruito ad arte è evidente anche alla luce del fatto che il ministro Piantedosi, che oggi invoca la necessità dell’accoglienza diffusa, quando era capo di gabinetto del ministro Salvini fu un protagonista di quel taglio di finanziamenti all’accoglienza diffusa che causò, ad esempio, ai 19 comuni Veneti che la mettevano in atto già da allora moltissimi disagi. Oggi il ministro non sapendo che pesci pigliare si reinventa paladino di una forma di accoglienza che però non viene detto come verrà finanziata e se verrà finanziata. È immorale chiedere e pretendere che siano i Sindaci e le comunità a farsi carico totalmente della gestione dell’accoglienza dei migranti. Se la reale volontà del governo è quella di favorire l’accesso al SAI da parte dei comuni si dica chiaramente quando e quanto questa forma di accoglienza verrà finanziata.
Occorre precisare che il SAI è un sistema di accoglienza integrato, previsto dalla legge e finanziato dal ministero, dove l’ente pubblico non versa un euro ma coordina e sovraintende il protocollo a cui sono sottoposti non solo i migranti accolti ma anche le cooperative o gli intermediari che si occupano dell’accoglienza. Un protocollo che prevede per gli accolti lo studio della lingua e delle leggi italiane, dei corsi di formazione professionale, degli stage, affinché dopo alcuni mesi le persone accolte possano inserirsi nel mondo del lavoro e trovare una loro dignità umana, professionale e reddituale senza pesare sulle spalle di nessuno. È compito della cooperativa trovare gli alloggi per l’accoglienza e l’ente pubblico non sottrae assolutamente nulla ai cittadini che ad esempio hanno necessità di alloggi. Quando un beneficiario esce dal progetto si procede a farne entrare un’altro.
I centri di accoglienza straordinaria (CAS), quelli che vuole la Lega nel Veneto, invece sono da evitare come la peste. Il concentrarsi di grandi numeri di profughi, senza alcun progetto e lasciati a se stessi, spesso in condizioni disumane, genererebbe disagi e tensioni sociali difficilmente gestibili, come già dimostrato nel passato coi casi di Cona e Bagnoli nel Veneto.
In tutto il Veneto, come detto prima, sono solo 19 ( su un totale di 563) i comuni che praticano l’accoglienza diffusa col progetto SAI con risultati molto positivi. Il Veneto è quindi una regione che non ha mai creduto nell’accoglienza diffusa grazie soprattutto alle campagne di demagogia, populismo e irresponsabilità che sono state portate avanti dalla Lega negli ultimi anni e che in forma diversa, ma purtroppo efficace, continua ancora oggi.
Secondo me le associazioni categoriali hanno bisogno di “braccia” da usare soprattutto come schiavi, non penso siano interessate
alla formazione della forza lavoro: per fare ciò, infatti, si dovrebbero impiegare fondi prelevati ad es. con la fiscalità ma su quest’ultimo punto, come è evidente, l’evasione e l’elusione la fanno da padrone