Fondamentale la collaborazione tra le destinazioni turistiche “Padova” e “Terme e Colli”
PADOVA Solo attraverso una rete legata al turismo religioso, che includa anche itinerari culturali e storici, sarà possibile trattenere nuovi flussi a beneficio del tessuto economico della città. Alla luce dei dati che parlano di quasi tre milioni di pellegrini alla Basilica del Santo, è questo il messaggio lanciato dalle associazioni di categoria padovane – Federalberghi, Appe e Confesercenti al rettore padre Oliviero Svanera e a tutto il mondo religioso. L’idea è di creare una sinergia tra più parti, per riuscire ad intercettare ogni tipo di turista. Gran parte dei fedeli che visitano la Basilica del Santo fanno parte di grandi gruppi organizzati, si fermano in città per poco tempo e tendono a non frequentare ristoranti, alberghi o altri esercizi commerciali. Un forma di turismo mordi e fuggi che non avvantaggia particolarmente il sistema locale.
Lo fa capire per prima la presidente di Federalberghi Padova, Monica Soranzo. «Il turista religioso è molto spesso di passaggio e ha un unico obiettivo: visitare la Basilica del Santo. Tendenzialmente non si ferma in città per contribuire alla filiera locale. Arrivano con i pullman, scelgono di non spendere soldi e quindi non entrano in relazione con noi. Non dormono negli alberghi, spesso prediligono strutture come la Casa del Pellegrino o addirittura si spostano. Pochi fedeli giungono a Padova da soli, senza gruppi organizzati. In ogni caso sono convinta che il turismo religioso dia un valore aggiunto a Padova. È un tipo di turismo da valorizzare, la sfida è dare ad ogni pellegrino una motivazione in più per trattenersi in città».
Negli ultimi anni si è assistito ad una continua crescita e riscoperta di itinerari religiosi. Un fenomeno su cui si concentrano le nuove politiche turistiche. «Il numero di fedeli che accedono alla Basilica è molto alto – sottolinea il segretario provinciale di Appe Padova, Filippo Segato – è un buon risultato, anche se solo una minima parte di questi viaggia da solo. Il turista slegato dai gruppi organizzati significa: una notte in albergo, una cena in ristorante, una colazione al bar, un aperitivo o acquisti nei negozi. Nel mare magnum, qualche risorsa viene trattenuta. Ovviamente non basta, bisognerebbe lavorare di più sull’offerta turistica declinata nei confronti dei visitatori della Basilica di Sant’Antonio. Serve una politica di marketing che incontri di più le loro esigenze. Ad esempio si possono proporre pacchetti ad hoc per conoscere anche il resto della città».
I pellegrinaggi sono nati nel corso dei secoli come movimenti spontanei di persone e oggi sono diventati occasioni per un turismo che unisce componenti religiose a quelle culturali. «Il turismo religioso attualmente non mostra una spesa pro-capite significativa – aggiunge Nicola Rossi, presidente Confesercenti Padova – ma è comunque apprezzato, essendo una delle energie padovane. È l’insieme delle diverse sfaccettature del turismo che compone un risultato importante».
Elisa Fais
PADOVA Una collaborazione attiva tra TermeColli Euganei e il capoluogo, per rilanciare e valorizzare il turismo religioso. La proposta arriva dal presidente dell’Ogd (Organizzazione di gestione della destinazione turistica) Terme e Colli Euganei, sindaco di Montegrotto Terme, Riccardo Mortandello. Si torna a parlare di turismo religioso, dopo il dato reso noto dai francescani conventuali di Padova alla vigilia della Festa della Traslazione della Lingua del Santo. Lo scorso anno sono giunti alla Basilica di Sant’Antonio 3 milioni di visitatori. I devoti sono arrivati in città da 82 diverse nazioni. Un flusso da intercettare e trattenere sul territorio, per contribuire alla crescita locale. «Per trasformare il turismo mordi e fuggi in turismo consapevole spiega Mortandello le due destinazioni turistiche Terme-Colli Euganei e Padova dovranno sedere allo stesso tavolo. Partendo dai rispettivi piani strategici e operativi, si potrebbe cercare una collaborazione atta a incentivare e favorire l’appeal di mercato che riguarda il turismo religioso. Padova ha la Basilica di Sant’Antonio, la Cappella degli Scrovegni, la tradizione di San Leopoldo, ma anche il territorio è ricchissimo di percorsi e monumenti religiosi. Ad esempio l’abbazia di Praglia, il monastero di San Daniele, l’Eremo Monte Rua, la Romea Strata, le sette chiesette di Monselice. Bisognerebbe mettere a regime un nuovo modello di governance, per creare percorsi religiosi che di fatto aumentino la permanenza media dei fedeli. Una sinergia progettuale aiuterà a recuperare nuove forme di finanziamento».
LA STRATEGIA
Buona parte dei turisti religiosi ricorre all’ausilio di tour operator, o agenzie di viaggio per cercare di soddisfare il proprio desiderio di vacanza. L’Italia è certamente una delle destinazioni principali dei flussi turistici mondiali, considerando la presenza del Vaticano e di Roma, insieme ad altre realtà come Assisi, Loreto, Pompei, San Giovanni Rotondo e Padova. Secondo un recente studio dell’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (Isnart) in Italia il turismo religioso pesa sull’economia nazionale l’1,5% sul totale dei flussi turistici, di cui il 2% sulla domanda internazionale e l’1,1% sui turisti italiani, per un totale di 5,6 milioni di presenze turistiche (di cui 3,3 milioni di presenze straniere e 2,3 milioni di presenze legate al mercato italiano). «Rilanciare il turismo religioso nel Padovano rappresenta un’enorme opportunità dal punto di vista economico e occupazionale aggiunge Mortandello. E’ vero che la politica deve avere il primato, ma il turismo è fatto da professionisti del settore che sanno adattarsi alle esigenze del mercato. Pensiamo alle grandi mete religiose come Lourdes o Medjugorje, i viaggi sono gestiti da tour operator che differenziano il soggiorno. L’obiettivo è saper offrire dei pacchetti personalizzati anche nel padovano. Bisogna tener presente che fedeli e pellegrini fanno attenzione anche al contesto ambientale. Pregare e meditare in mezzo alla natura e al silenzio è un aspetto da valorizzare. I Colli sarebbero un luogo ideale per una zona di meditazione, per veder sorgere e tramontare il sole, lontani dal caos cittadino». Sempre secondo l’ultima ricerca Isnart, il pellegrino viaggia principalmente in bassa stagione e spende mediamente 51 euro al giorno. Gli italiani spendono di più degli stranieri (rispettivamente 59 euro e 46 euro). I turisti che scelgono mete a carattere religioso sono per il 32,7% accompagnati dal proprio compagno, il 20% fa parte di un tour organizzato, il 19% va con un gruppo di amici, il 13% si muove con la famiglia e solo il 9% viaggia da solo. La motivazione religiosa, che rappresenta la principale ragione di scelta del soggiorno (71,9%) è unita al desiderio di partecipare ad eventi di natura spirituale (37%).
Elisa Fais