Le acque reflue di piscine e vasche termali del bacino termale euganeo, depurate dei sali, potrebbero essere utilizzate per irrigare dei campi, trasformandosi da rifiuto a risorsa, ancora più importante con la siccità che sempre più si fa sentire. L’idea è del sindaco di Montegrotto Terme, Riccardo Mortandello, che chiede la costituzione di un gruppo di lavoro per valutare la fattibilità tecnica e la sostenibilità economica dell’operazione, considerando che già oggi alcuni degli alberghi della zona utilizzano le acque reflue, depurandole in proprio, per irrigare i loro giardini.
«I fatti di cronaca – spiega Mortandello – ci raccontano una grande siccità, una crisi idraulica che sta provocando gravi problemi, i livelli dei fiumi hanno raggiunto i minimi storici da almeno 70 anni. Questo ci impone riflessioni su come gestiamo la risorsa idrica. Il primo pensiero va ovviamente alla manutenzione delle condutture per evitare dispersioni, ma, a mio modo di vedere, nel nostro ambito termale euganeo, una riflessione seria e profonda andrebbe fatta anche sul riuso dell’acqua termale».
«Si stima – prosegue il sindaco della città termale – che ogni anno gli alberghi emungano circa 15 milioni di metri cubi d’acqua che, una volta esaurito il processo produttivo, vengono espulsi nelle cavallette di scolo. Ovviamente non si tratta di un acqua pura, ma a di un’acqua, salso-bromo-iodica, ossia ricca di sali. Bisognerebbe individuare delle strategie operative per fare in modo che questa acqua venga depurata della salinità e, anziché essere totalmente dispersa nei canali, possa essere usata per irrigazioni agricole».
Mortandello intende procedere per trasformare la proposta in azione partendo da una mozione al Consiglio comunale e coinvolgendo gli altri enti territoriali: «Da un punto di vista tecnico raccoglieremo delle informazioni per valutare la sostenibilità di questa azione, che ovviamente non può essere portata avanti da un singolo Comune ma deve essere una prospettiva della destinazione turistica e soprattutto supportata dal Consorzio Bacchiglione, dal Gubioce che gestisce il bacino idrominerario, e dalla Regione del Veneto».
A far ben sperare il fatto che ci sono alcune realtà che già adottano questo sistema nelle strutture private: «In alcuni alberghi – racconta il sindaco – l’acqua viene purificata e viene usata per abbeverare i giardini, un utilizzo che non c’entra nulla con la cura termale. Credo che questa emergenza ci imponga questa riflessione – che a mio modo di vedere andrebbe fatta anche in assenza delle emergenze- perché se è vero che da 3000 anni esistono le terme è altrettanto vero che se negli ultimi 40- 50 anni abbiamo emunto anche più di 15 milioni di metri cubi d’acqua ed è importante gestire questa risorsa e non sprecarla e buttarla nei canali».
La via per elaborare un percorso di fattibilità, approfondendo le possibilità di recupero e la sostenibilità dei costi potrebbe essere un tavolo di confronto tecnico con Regione, Gubioce, Comuni contermini e Consorzio per ipotizzare delle progettualità che poi vengano anche finanziate per desalinizzare l’acqua termale salsobromoiodica. Tra l’altro anche per i sali depurati potrebbe esserci un secondo utilizzo a fini cosmetici o per l’agricoltura.